Quello che sta accadendo in questi giorni, prima, durante e dopo l’approvazione del decreto Gelmini sulla scuola è qualcosa di veramente grande. Non servono i telegiornali e la carta stampata per rendersene conto, basta vedere quello che sta succedendo per le strade e le piazze di tutte le città italiane, da Nord a Sud.
Durante i miei anni di liceo, era già tanto se durante le occupazioni ti facevi vedere a scuola per fare due chiacchiere invece di rimanere a casa a dormire (come faceva la maggioranza). Oggi è diverso. Si scende in piazza per una ragione, per far sentire la propria voce, e nonostante i pestaggi tanto attesi da Cossiga qualcosa si sta davvero muovendo.
Non riesco a ricordare una partecipazione del genere, probabilmente bisognerebbe tornare ancora prima del 1980, anno in cui sono nato. Vedere i filmati di quello che sta accadendo in giro per l’Italia mi fa capire che sono in tanti a pensarla in questo modo, e la cosa fantastica è che molti hanno l’intelligenza di non volersi fare strumentalizzare.
C’è una bella galleria fotografica su Repubblica che racconta la manifestazione odierna, tra striscioni dei ricercatori (“A saperlo facevo l’idraulico”), insegnanti, studenti e bambini, tutti con la voglia di dire la loro.
Nonostante tutto però non riesco a vedere un miglioramento per il futuro. Quello che sta accadendo riuscirà a cambiare qualcosa? Ovviamente c’è la speranza, ma dopo aver visto la polizia appoggiare i neofascisti e il governo continuare per la sua strada trattando quello che sta accadendo più o meno come si tratta una zanzara che ronza nell’orecchio, credo poco in una svolta. Sicuramente è un mio limite, vorrei riuscire ad essere ottimista, ma in questo momento sono molto più tendente alla rassegnazione.
Sono comunque convinto di una cosa: se non cambierà qualcosa adesso, non ci saranno molte altre occasioni.